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L’Istituto Prout: “Ecco la nostra alternativa al capitalismo”

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Il Cambiamento - Dal virtuale al reale
Istituto di Ricerca Prout - Per la ricerca socio-economico-ambientale
Fonte: Il Cambiamento
di Giovanni Fez – 22 Gennaio 2014

Equità, sostenibilità, solidarietà. Scelte ovvie? Nient’affatto. Basta guardare in che direzione sta andando il mondo. Eppure c’è un sistema, che si propone come alternativo al capitalismo dominante, fondato proprio con l’obiettivo di «garantire a tutti le minime necessità per l’esistenza e favorire lo sviluppo equilibrato di ogni essere umano, dal punto di vista fisico, mentale e spirituale, in armonia con la natura» dicono dall’Istituto italiano di Ricerca Prout.

Il Movimento

Il movimento Proutist Universal, registrato in Italia nel 1979, ha condotto opera di formazione e divulgazione della teoria Prout in molte città con seminari e conferenze, dibattiti pubblici e l’Associazione di promozione sociale ” IRP Istituto di Ricerca Prout”, registrata nel 1999, è stata fondata con lo scopo primario di aiutare le persone a implementare le idee sulle quali si fonda questo sistema economico. A spiegare il razionale di questo sistema è Tarcisio Bonotto, presidente dell’IRP.
«La teoria economica PROUT (Teoria della Utilizzazione PROgressiva – PROgressive Utilisation Theory) proposta dal filosofo e neo-umanista indiano Sarkar a partire dal 1967, si è rivelata a pieno titolo un sistema socio-economico alternativo al capitalismo e al defunto socialismo sovietico» dice Bonotto. «Sarkar ha fondato nel 1969 l’associazione socio-culturale PROUTIST UNIVERSAL, un movimento globale con il compito di divulgare i valori, le soluzioni della teoria PROUT, nei campi della società, economia, cultura, educazione, politica, istituzioni, che possa portare ad una nuova visione mondiale basata sulla necessità di garantire a tutti le minime necessità per l’esistenza e favorire lo sviluppo equilibrato di ogni essere umano, dal punto di vista fisico, mentale e spirituale, in armonia con la natura».
«Sarkar afferma che lo sviluppo economico non è in contraddizione con lo sviluppo delle potenzialità umane e la salvaguardia dell’ambiente. Per raggiungere questi obiettivi propone la suddivisione del territorio in aree socio-economiche autosufficienti, contariamente a quanto sostengono i fautori della globalizzazione economica attuale. La teoria economica PROUT, dalla vasta portata sia filosofica che tecnica, propone una nuova visione dell’evoluzione della storia. Famoso il Ciclo Sociale proposto da Sarkar, applicato in modo eccellente dall’economista Ravi Batra per le sue 20 previsioni azzeccate, sugli eventi del secolo scorso».
«Sarkar propone poi una ristrutturazione della teoria economica stessa trasformando la macro economia in economia generale, (per lo studio delle teorie economiche) la micro economia in economia commerciale e aggiungendo due nuove branche di studi e applicazioni: l’economia popolare, che dovrebbe proprio interessarsi della garanzia delle minime necessità (alimenti, vestiario, abitazione, cure mediche, educazione) e la psico-economia che affronta il problema dello sfruttamento nei luoghi di lavoro e la massima utilizzazione delle capacità individuali e collettive per la trasformazione scientifica ed economica».
«Il PROUT è una teoria economica dinamica, può essere applicata in qualsiasi circostanza e paese e in qualsiasi condizione, da qui la definizione di progressiva. Prevede la massima utilizzazione delle potenzialità materiali, fisiche, mentali e spirituali, dell’individuo e della società, da qui il termine utilizzazione. Fonda le sue radici sul neo-umanesimo, che insegna il rispetto dell’asmbiente nel suo insieme, quindi non solo esseri umani, ma anche animali, pianter e oggetti inanimati, come espressioni tutte dell’armonia dell’Universo. Per questo viene definita socialismo umanistico, proposto, nelle parole di Sarkar, per il benessere e la felicità di tutti».

L’analisi

Franco Bressanin, cofondatore di IRP, mette poi in evidenza gli evidenti fallimenti del sistema capitalistico.
«Dal punto di vista dell’uguaglianza sociale, dei diritti umani e dello sviluppo materiale, intellettuale e culturale-spirituale, negli ultimi decenni si è avuto un peggioramento. Il sistema capitalista attuale sovverte i valori umani, ponendo il denaro e l’accumulo di ricchezze al vertice dei valori, mentre solidarietà, arte, cultura, spiritualità, desiderio e sforzo di migliorarsi sono denigrati e spogliati della loro importanza. Il capitalismo impedisce la crescita e lo sviluppo interiore dell’essere umano, snaturandolo, e questo è un primo fallimento. Il secondo fallimento è che rende le persone egocentriche, accresce le disparità economiche e favorisce un pensiero puramente materialistico. Trasforma le persone in animali feroci attraverso una forma di competizione che calpesta tutti i diritti umani. Favorisce l’uso della forza, non solo fisica, al puro scopo di impadronirsi anche delle ricchezze degli altri, creando povertà e indigenza. Un terzo fallimento: la globalizzazione, che avrebbe dovuto propagare il benessere e l’affluenza in tutto il mondo, invece ha propagato e diffuso povertà e diseguaglianze. E ancora, un quarto fallimento: ci siamo dimenticati la funzione stessa del denaro come mezzo per lo scambio di beni e servizi. Aristotele stesso proclamava la natura di mezzo di scambio del denaro, arrivando a condannare il profitto. Oggi il denaro è tolto dalla circolazione nelle attività produttive ed inserito nelle attività finanziarie, massacrando la produzione di beni e servizi e di fatto impoverendo l’economia. Il quinto fallimento: il neoliberismo, nel contesto attuale di amoralità, sfociando spesso nella illegalità o peggio nella criminalità, non può che essere distruttivo e degenerante».
Quindi, secondo Bressanin, «il sistema capitalista fondato sul profitto indiscriminato ha portato la società alla disintegrazione sociale ed economica. E la globalizzazione, come massima espressione del capitalismo a livello planetario, ha distrutto in ogni paese il tessuto produttivo, la coesione sociale e prodotto un oceano di debiti, sotto il cui peso la società stenta a riprendere il suo normale corso. Ha favorito l’indiscriminato accumulo di ricchezza in mano a poche persone, aumentando il divario tra ricchi e poveri. Allo stesso tempo è diminuita la circolazione del denaro, creando recessione e alla fine depressione economica».
«Inoltre attraverso i media si nascondono i problemi veri, si devia l’attenzione pubblica su cose non importanti, o la si anestetizza con telenovela, giochini a premio, o con il gioco d’azzardo di Stato. In questo modo la gente sciupa il suo tempo in inutili attività invece di dedicarlo al proprio sviluppo interiore. Ovviamente tutto ciò non può durare all’infinito, così si arriverà al punto di rottura, quando l’ignoranza pubblica, considerata un mezzo per tenere sotto controllo le masse, emergerà con tutta la sua forza dirompente e farà grippare la macchina economica e sociale. Se ci sono diseguaglianze sociali, nessuno vi pone rimedio, tanto la gente si arrangia in un modo o nell’altro. Si inquina l’ambiente, scaricando i rifiuti in mare, bruciandoli, seppellendoli, tanto i tumori compaiono dopo decine di anni, così si può continuare ad inquinare, tanto al momento la gente non muore. Ma alla fine la natura chiede il conto e la gente comincia a stare sempre peggio. La miopia mentale, la mancanza di pianificazione, la visione sfruttatrice dell’ambiente, delle persone e delle conoscenze miete le sue vittime. Il sistema socio-economico grippa e si ferma, per poi distruggersi, con dolore e sofferenza per i più. Nessuno può più venderlo come un successo».

La proposta Prout

«La teoria economica PROUT, propone un sistema economico collettivo, dove la proprietà dei mezzi di produzione sia collettiva, in mano alle persone che lavorano e il potere politico in mano a persone morali e capaci» prosegue Bressanin. In sostanza un’economia a responsabilità collettiva, con un sistema di cooperazione coordinata, non subordinata. La finalità è garantire le necessità basilari per l’esistenza a tutti, l’aumento in modo progressivo del potere di acquisto, per il benessere di tutti, nessuno escluso. Dobbiamo ripristinare il circolo virtuoso PRODUZIONE- LAVORO-REDDITO-CONSUMI necessario a produrre un reddito utile a soddisfare i bisogni primari, per la sopravvivenza e lo sviluppo, diritto di nascita di ogni essere vivente».
Rivoluzione Industriale
«La teoria economica PROUT propone un cambiamento strutturale del sistema produttivo, una rivoluzione industriale» continua Bonotto. Per le industrie prevede un sistema tripolare:
1. Aziende Pubbliche deputate alla produzione di materie prime a livello nazionale, regionale o locale. Saranno di loro competenza luce, acqua, gas, rifiuti, estrazione e produzione di metalli ferrosi, filati, materiali edili con il criterio ‘né perdita, né profitto’ per regolare il mercato e non creare inflazione.
2. Aziende Cooperative, spina dorsale dell’economia, attraverso le quali la popolazione può controllare il potere economico. Alle cooperative sarà affidata la produzione e distribuzione dei beni essenziali all’esistenza per la popolazione. Come passo immediato chiediamo che il 51% delle azioni delle grandi imprese siano nelle mani dei lavoratori, i quali controlleranno gli amministratori e manager.
3. Aziende private che producono beni e servizi non essenziali o di lusso, piccole e micro imprese. Le aziende devono essere create nelle zone in cui sono presenti materie prime e decentrate sul territorio in ragione di esse, in modo tale da sviluppare ogni singola area socio-economica di ogni regione».

Riforma Agraria

«Il PROUT propone una gestione COOPERATIVA dell’agricoltura, in 3 fasi progressive che potranno durare circa 5 anni, sempre se gli agricoltori, attraverso la formazione, ne comprenderanno la necessità. L’Italia oggi non è più autosufficiente nella produzione agricola. Importiamo frutta e verdura dalla Cina. Attualmente circa il 95% delle proprietà agricole ha un’estensione media di 5-10 ettari, risultando poco sostenibili e produttive. Si propone perciò la creazione di aree economicamente sostenibili unendo terreni anche non adiacenti, mantenendone la proprietà, da condividere in cooperazione. La gestione individuale/familiare della terra, la mezzadria, l’affitto delle terre non utilizzano appieno le potenzialità produttive della terra. Nel sistema agricolo cooperativo ciò può invece avvenire e si può applicare anche la cosiddetta agricoltura integrata: produzione non solo estensiva, ma integrata con orticoltura, floricoltura, allevamento, piscicultura, erbe officinali, sistemi di irrigazione, progetti di ricerca su fertilizzanti e sementi, utilizzando al meglio le potenzialità della terra e producendo un reddito più sicuro per gli agricoltori. Le cooperative avranno la capacità di fare ricerca affrancandosi dai privati».
Pianificazione economica decentralizzta
«Il PROUT adotta il sistema di pianificazione decentralizzata. Vale a dire programmazione in funzione dello sviluppo per aree che vanno dai 5.000 ai 100.000 abitanti. “Conosci il territorio e pianifica” questo è il motto della pianificazione decentrata. La popolazione locale ha diritto di pianificare ogni aspetto del proprio territorio, inclusa certo l’amministrazione eletta».

Decentralizzazione Economica

«Per rendere possibili questi programmi il PROUT adotta la decentralizzazione economica (Economia nelle mani dei lavoratori e decentrata sul territorio)
• Obiettivo fondamentale: devono essere garantite a tutti le necessità basilari per l’esistenza
• Le persone non locali, esterne all’area socio-economica in questione, non devono interferire nell’economia locale. Occupazione prima alla popolazione locale.
• Le materie prime non devono essere esportate, solo i prodotti finiti per generare reddito locale
• Tutti i beni non prodotti in loco devono essere eliminati dal mercato.
In poche parole siamo agli antipodi rispetto alle regole della globalizzazione, adottate per l’Italia dall’Europa, che impediscono lo sviluppo di ogni singolo paese.
• L’Italia deve diventare autosufficiente nella produzione dei beni essenziali.
• Deve avviare la manifattura per soddisfare il mercato interno e un 10-15% di esportazioni.
• Per questo deve salvaguardare le produzioni, disconoscendo i trattati WTO di globalizzazione.
• L’economia in mano alla popolazione (democrazia economica) eliminerà la corruzione prodotta dall’inciucio tra élite politiche ed economiche.
Questa in sintesi la nostra visione socio-economica, un cambiamento di paradigma nello sviluppo socio-economico del nostro paese.

Per saperne di più: www.irprout.it


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